Intelligenza artificiale: il Medio Oriente e l’economia 4.0

L’Intelligenza artificiale (IA) è ormai una realtà quotidiana. La diffusione di sistemi di assistenza come Siri, di droni a uso commerciale o delle prime macchine autonome sono solo l’inizio di un processo che avrà un impatto epocale sull’organizzazione delle nostre vite. Tutti gli ambienti saranno coinvolti dai cambiamenti che porterà la diffusione dell’IA nella società, compresi i settori del lavoro, dell’ambiente o dell’economia.

Gli enormi passi in avanti che l’IA compirà nel corso del prossimo decennio dovrebbero essere in grado di dare un notevole impulso all’economia mondiale, cambiando le strategie di sviluppo di business e l’intero settore produttivo. Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza McKinsey&Company, l’IA può potenzialmente contribuire a un aumento delle attività economiche mondiali per un valore di 13 trilioni di dollari già nel 2030. In altre parole, si tratterebbe di una cifra pari a un aumento annuo del PIL mondiale dell’1,2%.

I benefici generati dalla diffusione dell’IA si faranno sentire in gran parte del mondo, compreso il Medio Oriente. Secondo le previsioni realizzate dalla società di consulenza internazionale Pricewaterhouse Coopers (PwC) nel 2018, l’IA avrà un impatto decisivo sullo sviluppo economico dell’intera regione, e potrebbe creare fino a 10 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Nello stesso arco di tempo, l’IA potrebbe avere un ruolo notevole nel garantire lo sviluppo dei settori economici non legati agli idrocarburi, un obiettivo fortemente ricercato dai governi locali. Secondo le stime della società di consulenza, il guadagno economico generato potrebbe avvicinarsi ai 320 miliardi di dollari.

Sempre secondo le previsioni della PwC, nel corso del prossimo decennio i paesi mediorientali maggiormente interessati dalla crescita della produttività grazie allo sviluppo dell’IA saranno gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. L’IA dovrebbe consentire ad Abu Dhabi e Riad di far crescere i propri PIL del 13,6% e del 12,4% rispettivamente. Ciononostante, anche Stati meno impegnati nei processi di ricerca e sviluppo dell’IA ne raccoglieranno i frutti. Questa tendenza è esemplificata dal caso dell’Egitto, dove l’IA potrebbe contribuire al 7,7% del PIL nazionale. Per quanto riguarda la distribuzione degli investimenti per ogni ambito, quello finanziario dovrebbe essere maggiormente coinvolto nei processi di sviluppo economico, assicurandosi circa il 25% di tutti gli investimenti in IA della regione a partire dal 2021. Gli altri settori maggiormente coinvolti saranno l’istruzione, la salute e il settore manifatturiero.

L’importanza accordata allo sviluppo dell’IA è particolarmente rilevante negli Emirati Arabi Uniti, i quali, nell’ottobre del 2017, hanno rilasciato una strategia nazionale, la UAE Strategy for Artificial Intelligence, nella quale sono illustrati gli obiettivi da raggiungere nel 2071, anno in cui Abu Dhabi festeggerà i suoi cento anni di esistenza. Allo scopo di realizzare i propri obiettivi in campo tecnologico, Abu Dhabi ha avviato due iniziative particolarmente interessanti. Innanzitutto, la creazione di un Ministero che si occuperà esclusivamente di tutte le questioni legate all’IA, un caso finora unico al mondo. L’altra iniziativa riguarda l’istituzione della Mohammed bin Zayed University of Artificial Intelligence, la prima università al mondo dedicata interamente allo sviluppo dell’IA. Secondo il quotidiano nazionale The National, candidati provenienti da tutto il mondo, comprese l’India e la Cina, starebbero chiedendo di essere ammessi ai corsi di laurea. In sole due settimane dall’apertura delle iscrizioni, 230 di questi candidati sarebbero già stati ammessi come studenti ai corsi di laurea, i quali inizieranno il prossimo settembre.

Complessivamente, la strategia nazionale proposta dal governo punta a fare degli Emirati Arabi Uniti un futuro leader negli investimenti riguardanti l’IA in molteplici settori, in quanto Abu Dhabi si auspica la creazione di un mercato nazionale ad alto valore economico. Numerosi settori sono coinvolti nei piani di sviluppo ad alto contenuto tecnologico, dai trasporti alle energie rinnovabili fino allo spazio. La strategia nazionale prevede diversi obiettivi prioritari: la formazione del consiglio degli Emirati Arabi Uniti sull’IA, l’organizzazione di seminari e iniziative per enti governativi, lo sviluppo delle competenze del personale operante nel campo delle tecnologie, l’organizzazione di corsi per i dipendenti statali, la fornitura di tutti i servizi via IA, nonché la completa integrazione dell’IA nei settori della salute e della sicurezza. L’ultimo obiettivo menzionato riguarda la promulgazione di una legge sull’uso sicuro dell’IA.

Come evidenziato da PwC, gli Emirati Arabi Uniti non sono gli unici a essere consapevoli della necessità strategica di sviluppare tecnologie basate sull’IA. Cosciente del notevole potenziale offerto dall’IA come mezzo di diversificazione della propria economia, l’Arabia Saudita ha aperto la King Abdallah University of Science and Technology nel 2009. Allo scopo di dare un’alta formazione alle sue future generazioni, l’università è stata dotata di un finanziamento di 20 miliardi di dollari. È interessante notare come la King Abdallah University sia anche la prima università mista del paese. Un’altra iniziativa interessante è stata l’apertura della Saudi Data and Artificial Intelligence Authority, la quale avrà il compito di seguire le vicende legate alla digitalizzazione del paese nei settori governativi e di business.

Uno dei risvolti più peculiari dell’importanza data alle tecnologie digitali riguarda lo sviluppo delle cosiddette Smart Cities, ovvero città intelligenti 4.0 che gestiscono le risorse in modo intelligente e sostenibile. In Medio Oriente tre città sono particolarmente all’avanguardia in questo campo: Dubai, Abu Dhabi e Riad.

Gli studi condotti dalle società di consulenza citate in questo articolo argomentano in modo esauriente i notevoli progressi tecnici e i vantaggi economici legati all’IA e suggeriscono il carattere irreversibile delle innovazioni legate a questo nuovo modello tecnologico. Tuttavia è da notare che la regione del Golfo dovrà anche affrontare le possibili ripercussioni sociali che la diffusione dell’IA potrebbe comportare.

Vista l’importanza del settore pubblico come datore di lavoro nelle monarchie del Golfo – che fondano il loro benessere sulla rendita petrolifera – la sfida principale sarà di conciliare lo sviluppo tecnologico con il rischio legato all’aumento della disoccupazione. Secondo le previsioni della McKinsey&Company, rese note nell’analisi Future Jobs in the Middle East, il 45% dei lavori esistenti nella regione sarebbe, in parte, automatizzabile. Questa percentuale riguarderà soprattutto i settori che si caratterizzano per la loro ripetitività, come ad esempio operatori di macchine o classificatori di prodotti agricoli.

La necessità di conciliare la volontà governativa di fare dei propri paesi alcune delle realtà più digitalizzate al mondo, lasciandosi alle spalle l’etichetta di semplici paesi esportatori di idrocarburi, e il bisogno di assicurare la pace sociale interna, garantendo ai cittadini un’occupazione lavorativa, richiederà alle autorità del Golfo di investire molto sul “fattore umano”. Questo discorso vale soprattutto per le future generazioni, le quali saranno chiamate a compiere un notevole passo in avanti nell’apprendimento delle competenze tecniche e teoriche legate al campo dell’IA.

Alexandre Brans