La Settimana del clima in Medio Oriente e Nord Africa

Nel contesto della preparazione della 28° sessione della Conferenza delle Parti (Cop 28) – riunione annuale dei paesi che hanno ratificato la Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) – si è svolta dall’8 al 12 di ottobre a Riyad, inArabia Saudita, la settimana del clima del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena Climate Week, Menacw).

La Menacw è infatti una delle quattro settimane regionali dedicate al clima e concepite per fornire in vista della Cop 28 – che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 – contributi regionali specifici per identificare le molteplici azioni che le parti devono compiere per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, i contributi saranno utili anche per integrare il primo rapporto, pubblicato l’8 settembre scorso, di sintesi del dialogo tecnico del bilancio globale (Global stocktake, Gst). Il Gst è un processo biennale, che si svolge ogni cinque anni, stabilito dall’articolo 14 dell’Accordo di Parigi, che prevede la revisione degli impegni presi dalle nazioni aderenti all’intesa per la riduzione delle emissioni di cui sono responsabili: il primo bilancio in assoluto è stato avviato nel 2022 e si concluderà proprio durante la Cop 28.

Immagine dalla Menacw, Riyad (8-12 ottobre 2023). Fonte: International Institute for Sustainable Development (Iisd)

L’evento ospitato dal governo dell’Arabia Saudita è stato organizzato proprio dall’Unfcc, in collaborazione con il Programma di sviluppo delle Nazioni unite (Undp), il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep) e il Gruppo della Banca mondiale; tra i partner della regione figurano la Banca islamica per lo sviluppo, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), la Lega degli Stati arabi (Las) e la Commissione economica e sociale delle Nazioni unite per l’Asia occidentale (Escwa).

La Menacw 2023 ha accolto circa diecimila partecipanti provenienti da 115 paesi, tra politici, scienziati e altri esperti della regione, ma non solo: ha visto anche la partecipazione di diverse università, centri di ricerca e think tank, in quanto ritenuti attori fondamentali per portare avanti, con il supporto di ricerche, analisi e raccomandazioni politiche indipendenti, la discussione sui cambiamenti climatici.

Una testimonianza di ciò è il rapporto pubblicato, in concomitanza con la Menacw, congiuntamente dalla King Abdullah University of science and technology (Kaust), dall’Aeon collective e dal King Abdullah petroleum studies and research center (Kapsarc), in cui si afferma che il Regno saudita può ancora riuscire a contenere l’aumento della temperatura, che si prevede possa incrementare fino a 3 gradi Celsius, attraverso una rapida trasformazione delle politiche nazionali verso la “protezione, preservazione e ripristino” del capitale naturale e il perseguimento degli obiettivi di adattamento e mitigazione.

Il principe Abdulaziz bin Salman, Ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita. Fonte: International Institute for Sustainable Development (Iisd).

La conferenza è stata organizzata in Arabia Saudita in quanto paese leader nel mercato internazionale dell’energia e attore inserito in uno dei teatri regionali in cui gli effetti del cambiamento climatico sono percepiti a tal punto che gli eventi meteorologici estremi, essendo sempre più frequenti, stanno portando ad un alto livello di degrado ambientale, stress idrico e insicurezza alimentare. In questo contesto, l’Arabia Saudita ha attuato una serie di iniziative, come la Saudi green initiative e la Middle East green initiative, progettate per ridurre le emissioni di gas serra, catturare il carbonio dall’atmosfera, rendere verdi i suoi spazi urbani e proteggere gli habitat della fauna selvatica.

Su questa scia, la Menacw 2023 è stata organizzata intorno al tema “Promuovere l’inclusività e la circolarità per transizioni energetiche giuste ed eque” ed attorno a tre pilastri principali – trasformazione, inclusione e soluzioni – al fine di illustrare quelle tecnologie e iniziative che rendono i paesi della regione degli importanti incubatori di progresso nella riduzione delle emissioni di gas serra, non lasciando indietro “nessun segmento della società”.

Lo scopo della Menacw 2023 è stato quello di ragionare sulla pianificazione integrata per la resilienza urbana in un clima in cambiamento, sul rafforzamento dell’applicazione della legge marittima per l’azione climatica sugli oceani e sulle opportunità e sfide per l’integrazione dei sistemi energetici intelligenti per un futuro sostenibile.

Queste tematiche sono state affrontate attraverso una serie di percorsi tematici, eventi collaterali, action hubs interattivi, eventi dedicati al dialogo sul Global stocktake per la regione Mena, la tavola rotonda del Consiglio di cooperazione del Golfo e la tavola rotonda della Las per discutere le aspettative in vista della Cop 28.

Nello specifico, per ciò che concerne i quattro percorsi tematici – “Sistemi energetici e industria”; “Città, insediamenti urbani e rurali, infrastrutture e trasporti”; “Terra, oceano, cibo e acqua” e “Società, salute, mezzi di sussistenza ed economie” – durante le cinque giornate della Menacw, le parti hanno identificato i principali nodi su cui sviluppare strategie in ambito della sostenibilità. Per “Sistemi energetici e industria” è stato sottolineato come sia fondamentale garantire a tutti i cittadini l’accesso a internet per promuovere un’istruzione equa per attuare la decarbonizzazione e la transizione energetica – dal momento che i combustibili fossili non potranno essere sostituiti nel breve periodo. Per “Città, insediamenti urbani e rurali, infrastrutture e trasporti” si è discusso di come sbloccare i finanziamenti per la transizione energetica su scala cittadina attraverso la governance multilivello, nonché delle sfide e delle opportunità per finanziare iniziative climatiche su larga scala, al fine di rendere sostenibili le città nella regione Mena. Per “Terra, oceano, cibo e acqua” si è ragionato sulle dimensioni biofisiche e socioeconomiche degli impatti dei cambiamenti climatici nella regione Mena, sulla necessità di concentrarsi sull’adattamento climatico oltre la mitigazione, sui ruoli di accesso e condivisione dei dati e sulle tecnologie innovative per la produzione alimentare in un clima in mutazione. Infine, per “Società, salute, mezzi di sussistenza ed economie” i partecipanti hanno evidenziato i legami inestricabili tra gli impatti dei cambiamenti climatici e le diverse decisioni politiche, attuate anche oltre i confini della regione.

Uno dei panel organizzati alla Menacw. Fonte: International Institute for Sustainable Development (Iisd).

Al di là di questi percorsi tematici, i protagonisti hanno discusso dell’incremento dell’utilizzo delle tecnologie utili alla cattura e stoccaggio del carbonio e di come la transizione alle energie rinnovabili possa favorire l’eliminazione della povertà. Anche la collaborazione tra settore pubblico e privato e i finanziamenti ad alto rischio per la regione Mena sono stati pubblicizzati come passi essenziali per controllare le emissioni e stabilizzare il clima politico. Inoltre, si è discusso del miglioramento dei sistemi della catena di approvvigionamento, della costruzione di una rete efficiente di gestione dei rifiuti e dello sviluppo di sistemi di allerta precoce per eventi meteorologici estremi, come le tempeste di sabbia e polvere.

In concreto, grazie alla Menacw, sono stati firmati diversi accordi e sono stati promossi numerosi nuovi meccanismi ed iniziative. Nello specifico, per ciò che concerne queste ultime, è importante citare l’iniziativa “Empowering Africa”, basata sulle fondamenta del programma Clean fuel solutions for cooking, e l’iniziativa “Sviluppo di regolamenti sulla gestione dei rifiuti elettronici”. La prima è stata sviluppata dal Programma di sostenibilità petrolifera (Osp), dal Ministero delle comunicazioni e della tecnologia dell’informazione (Mcit) e dal Ministero della salute (Moh) per garantire energia più pulita, stimolare maggiore connettività e promuovere la sanità e l’educazione digitale. La seconda, invece, è stata lanciata dalla Commissione per le comunicazioni, lo spazio e la tecnologia dell’Arabia Saudita per supervisionare l’implementazione sperimentale delle normative in Zimbabwe, Ruanda e Paraguay, al fine di stabilire un quadro di regolamenti e standard sulla gestione dei rifiuti elettronici.

Nell’ottica degli strumenti e meccanismi prodotti dalla Menacw si riporta come l’Autorità nazionale designata per il meccanismo di sviluppo pulito (Cdmdna) di Ryad abbia annunciato l’avvio di un meccanismo per il mercato interno – il meccanismo di credito e compensazione dei gas a effetto serra (Gcom) – per incentivare la riduzione e rimozione delle emissioni e come il Sustainable tourism global center (Stgc) dell’Arabia Saudita abbia lanciato il Global solutions hub (Gsh) per investire nella ricerca e aiutare a quantificare l’impatto che il turismo ha sul Regno e in altre parti del mondo. Inoltre, il Regno saudita ha aderito al Global Ccs Institute come membro per contribuire allo sviluppo delle capacità e all’incremento della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs) e ha pubblicato la tabella di marcia per raggiungere l’obiettivo di piantare 10 miliardi di alberi stabilito dalla Saudi green initiative.

Invece, i più importanti accordi firmati durante la Menacw sono sostanzialmente tre. Il primo è il protocollo d’intesa firmato dall’Arabia Saudita e dall’India al fine di implementare le interconnessioni elettriche e le varie reti di trasporto di idrogeno ed energia pulita tra i due paesi. Già il mese scorso, durante il G20, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, e il Primo ministro indiano, Narendra Modi, avevano presenziato alla firma di numerosi accordi in ambito energetico tra i due paesi, consci della capacità di produzione di energia pulita dell’India, dell’accesso alla luce solare dell’Arabia Saudita e della capacità finanziaria di quest’ultima. Nello specifico, il memorandum d’intesa prevede di sviluppare le reti di trasporto con capacità di invertire il flusso, nel caso in cui uno dei due paesi fosse in una situazione di necessità.

Il secondo accordo è stato firmato tra il gigante saudita del petrolio e del gas Aramco e Topsoe, un’azienda danese specializzata in tecnologie per la riduzione delle emissioni di carbonio. Le parti firmatarie si sono impegnate per costruire un impianto dimostrativo di idrogeno a basse emissioni di carbonio nel Regno. In particolare, Aramco ha affermato che l’impianto saudita utilizzerà elettricità rinnovabile per produrre idrogeno a basso contenuto di carbonio da utilizzare nella produzione di energia, e che, inoltre, la conseguente anidride carbonica potrà essere catturata e sequestrata grazie a nuove tecnologie già utilizzate in un progetto pilota di successo in Danimarca.

L’ultimo accordo è quello stabilito tra Aramco e Siemens Energy, società tedesca specializzata in energia, per sviluppare un’unità di prova per la cattura diretta dell’aria nella città saudita di Dhahran, con la capacità di rimuovere 12 tonnellate annue di Co2 dall’atmosfera, che si prevede sarà completata nel 2024: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, estrarre anidride carbonica dall’atmosfera piuttosto che dalle fonti di emissione è il metodo più costoso per catturare il carbonio.

Infine, la Menacw è stata un’utile occasione anche per integrare il Gst, in quanto è stata sottolineata la necessità che le parti interessate, partitiche e non partitiche, lavorino insieme nello sviluppo e nell’attuazione della prossima generazione di Ndc. La Menacw è stata dunque un’occasione per sottolineare che l’azione per il clima deve essere raggiunta senza sacrificare lo sviluppo economico e sociale. Tuttavia, come questi nuovi accordi, iniziative e strumenti riusciranno a concretizzarsi dipenderà dalla volontà degli attori coinvolti di portare avanti questi progetti. Certo è che dagli accordi firmati sembra esserci sempre meno spazio per gli attori occidentali.

Laura Ponte