I drusi: una comunità con radici molto profonde

I drusi sono una delle minoranze religiose più consistenti in Medio Oriente: circa un milione di persone, con comunità diffuse in diversi paesi del Mediterraneo, e in particolare in Siria, Libano, Israele e Giordania. Gli appartenenti a questa comunità sono etnicamente arabi e parlano la lingua araba. La loro religione (monoteista) incorpora molti elementi dell’islam, dell’ebraismo e del cristianesimo, ed è anche influenzata dalla filosofia greca e dall’induismo. Secondo la loro dottrina, Al-daʾwa (la chiamata) ha invitato coloro che credevano ad unirsi alla nuova fede: al-Tawhid (Unitarismo). I drusi non hanno ammesso nuovi proseliti a partire dall’Undicesimo secolo, e la religione rimane tuttora chiusa agli estranei.

L’origine della fede drusa risale ai tempi del sesto califfo – al-Ḥākim bi-Amr Allāh (governatore dal 996 al 1021). Essa emerse al Cairo, in Egitto, nell’XI secolo, durante il regno musulmano della dinastia dei Fatimidi – come movimento di riforma (harakat islah). I Fatimidi, che dominarono l’Impero arabo dal 909 al 1171 a.C. appartenevano al gruppo religioso degli Isma’iliti, il secondo ramo più importante, dopo i “duodecimani”, della setta degli sciiti – il gruppo minoritario dell’Islam rispetto a quello di maggioranza, i sunniti. In base a questa connessione, i drusi sono considerati “un ramo Isma’ili Fatimi o sciiti”. Nel 1021, al-Ḥākim, che fu il sesto Imam per i Fatimidi, scomparve in circostanze misteriose e i drusi credono che riapparirà alla fine dei tempi per stabilire la giustizia universale.

Il nome “drusi” viene da Muhammad ibn Ismaʿil Nashtakin ad-Darazi – uomo di fede di origini persiane, nato a Bukhara, in Turkestan (l’attuale Uzbekistan) e deceduto fra il 1019 e il 1020. Ad-Darazi fu un propagandista della setta ismaʿili dell’Islam e l’uomo dal quale prende il nome la religione della setta drusa. I testi fondamentali della religione drusa sono noti collettivamente come Kitab al-Hikma (Il libro della saggezza) e comprendono una raccolta di epistole e corrispondenza tra luminari.

I drusi credono nell’esistenza di un “Principio Divino” – un Dio creatore del mondo e di tutte le cose. Questo Principio Divino può manifestarsi in tanti modi, anche in forma umana. La religione drusa riconosce gran parte dei principali dell’islam, e in particolare i cinque pilastri – ma segue anche i “sette precetti”, che sono considerati gli elementi caratterizzanti di questa fede: la verità della parola; dare protezione e mutuo soccorso ai fratelli della fede; rinunciare a tutte le forme di culto eretiche e alle false credenze; ripudiare il diavolo – Iblis – e tutte le altre forze del male; la confessione dell’Unità divina; l’acquiescenza all’azione di Dio, qualunque essa sia; e l’assoluta sottomissione alla volontà di Dio, sia in segreto sia in pubblico.

I drusi generalmente celebrano solo una festa, Eid al-Adha, “festa del sacrificio”, la più importante festa nella religione islamica, e praticano la taqiyya, che nella dottrina islamica indica la dissimulazione della fede, o il rinunciare ai doveri religiosi ordinari, ammessa in caso di grave pericolo o quando esiste una minaccia di morte o lesioni. Essi rifiutano inoltre molte altre pratiche – non ci sono ad esempio giorni santi, digiuni o rituali.

Il luogo sacro di al-Nabi Shu’yab (Ietro) in Israele
Fonte: Wikimedia Commons

I primi drusi si stabilirono nell’attuale Libano meridionale e nel nord di Israele al tempo della conquista ottomana della Siria (1516). I membri di questa comunità vivevano anche nella regione collinare vicino ad Aleppo, e il sultano Selim I riconobbe Fakhr al-Din come emiro dei drusi, con autorità locale. Il luogo santo più importante per la religione drusa è il tempio di Ietro (al-Nabi Shu’ayb), il suocero di Mosè e loro principale profeta. Il tempio si trova nei pressi del villaggio di Hattin, in bassa Galilea (Israele), dove si ritiene che Ietro sia stato seppellito, e costituisce la meta di un pellegrinaggio annuale.

I drusi credono nella coesistenza di tutte le religioni, dei gruppi nazionali ed etnici. I principi della setta includono la lealtà verso il paese in cui risiedono, sebbene tutti mantengano stretti legami con la loro terra natia. Ad esempio, i drusi prestano servizio nell’esercito siriano e libanese; e ci sono drusi anche nelle forze armate israeliane. Molti giovani drusi svolgono un ruolo nella difesa dei confini di Israele, compiendo il regolare servizio militare di tre anni.

Una festività drusa nel villaggio di Hattin.
Fonte:
Wikimedia Commons.

I drusi in Siria sono la comunità più “ribelle” della storia moderna del paese. La maggior parte vive in una regione chiamata Jabal al-Druze – la “montagna dei drusi” – nella provincia Suweida, a circa 110 chilometri a sud di Damasco. Le altre comunità druse in Siria si trovano prevalentemente nella regione di Jabal al-Summaq presso Idlib.

I drusi sono la terza minoranza religiosa in Siria – 700.000 individui, circa il 3,5 % di una popolazione che contava 21 milioni di persone prima dello scoppio della guerra civile, nel 2011. Essi hanno goduto di una notevole influenza politica dopo la presa del potere da parte del partito Ba’ath nel 1963, ma sono stati gradualmente marginalizzati.

Dopo lo scoppio della guerra civile, i drusi siriani hanno cercato di mantenere la neutralità e la maggior parte di loro è rimasta leale nei confronti del regime di Bashar al-Assad – a sua volta un membro della setta eterodossa sciita alawita per paura di essere discriminati e penalizzati da altri gruppi religiosi più numerosi. Un eventuale crollo di Assad comporterebbe ragionevolmente la presa del potere da parte della maggioranza sunnita, con un probabile peggioramento delle condizioni di vita delle altre minoranze religiose. In Siria gli stessi alawiti rappresentano circa il 20% della popolazione, contro il 71% dei sunniti. Per di più, durante la guerra siriana, i drusi – come tante altre minoranze religiose – sono stati vittime dell’ISIS/Daesh. Ultimamente, a causa del crollo della valuta siriana e della crisi economica, i drusi hanno partecipato a una protesta contro il regime siriano, chiedendo riforme e un cambiamento reale in favore di un stato laico.

In Israele e nei territori palestinesi i drusi costituiscono circa il 2% della popolazione. Pur essendo una minoranza religiosa, i drusi sono stati – e continuano ad essere – parte integrante della società israeliana fin dalla creazione dello Stato ebraico nel 1948. Hanno mantenuto nel tempo le terre di loro proprietà e sono stati ufficialmente riconosciuti nel 1957 dal governo israeliano come un gruppo etnico distinto e una comunità religiosa autonoma, non soggetta alla giurisdizione applicata ai musulmani. Nel quadro dei conflitti arabo-israeliano e israelo-palestinese, i drusi hanno tradizionalmente adottato un atteggiamento neutrale, negoziando abilmente e chiedendo anche al Consiglio supremo islamico di ridurre le pressioni a unirsi alla resistenza contro Israele.

Come già accennato, nonostante siano arabi dal punto di vista etnolinguistico, i drusi prestano servizio regolarmente nelle forze armate israeliane, una chiara dimostrazione della loro capacità di integrarsi nel difficile e controverso contesto che caratterizza al momento Israele e i territori palestinesi. A differenza dei drusi, ad esempio, i cittadini arabi musulmani di Israele non sono obbligati a prestare servizio militare, mentre i cristiani sono autorizzati a farlo volontariamente. La comunità drusa di Israele è considerata il gruppo non ebreo maggiormente favorito e la gran parte di loro vive nelle regioni settentrionali della Galilea, del monte Carmelo e delle alture del Golan. Lo Ziyarat al-Nabi Shu’ayb (anche noto come Ziyara) è una festività drusa che si celebra tra il 25 e il 28 aprile, ed è ufficialmente riconosciuto in Israele come festa nazionale.

I drusi si considerano una minoranza indipendente e la loro pratica spirituale è influenzata da varie religioni. Non si considerano musulmani, il che ha notevolmente semplificato la loro integrazione nella società israeliana. Tuttavia una legge recentemente approvata nel paese rischia di avere ripercussioni fortemente negative anche per questa comunità. I drusi israeliani hanno, infatti, espresso le loro preoccupazioni e il loro disappunto per la nuova legge sulla cittadinanza, che definisce Israele come uno Stato-nazione ebraico. I drusi temono che la legge li renda cittadini di seconda classe e questo rappresenterebbe ai loro occhi un tradimento.

Manifestanti con bandiere di Israele e della comunità drusa durante una manifestazione contro la legge israeliana sulla cittadinanza, 4 agosto 2018.
Fonte:
Wikimedia Commons ,

In Libano i drusi rappresentano la sesta comunità religiosa dal punto di vista numerico, quasi il 6% della popolazione. La loro presenza nel “paese dei Cedri” è aumentata a seguito dello scoppio della guerra civile siriana.

Fin dall’indipendenza del Libano, nel 1943, i drusi hanno mantenuto una significativa influenza politica ed economica, e attualmente godono del riconoscimento legale del loro peculiare status, anche se non si adattano completamente alla struttura sociale. A differenza dei musulmani – sunniti e sciiti – e dei cristiani, i drusi non hanno un posto di primo piano nei negoziati di alto profilo fra i gruppi politici e confessionali del paese. Ad ogni modo ai drusi vengono riservati 8 seggi su 128 nel parlamento libanese, un numero sostanzialmente in linea con la loro percentuale in rapporto alla popolazione totale del paese.

Una figura storica e importante per i drusi in Libano è Kamal Jumblatt (1917-1977), considerato come il primo politico ad aver effettivamente cercato di affermare i diritti della comunità drusa nel complesso mosaico etnico e settario del paese.

Attualmente esistono piccole comunità druse anche in Canada, in Brasile, in Messico, negli Stati Uniti, in Argentina e in Australia. Queste piccole comunità conservano legami con le ben più numerose realtà mediterranee e mediorientali.

Shirin Zakeri

5 Thoughts to “I drusi: una comunità con radici molto profonde”

  1. […] La guerra in Siria è divenuta così violenta e difficile da risolvere per una tragica combinazione di fattori interni e internazionali. A livello interno, la Siria si presenta come un mosaico etnico e settario: la maggioranza della popolazione è araba e musulmana sunnita. È da questa comunità che sono partite le rivolte del 2011, ed è a una visione radicalmente distorta dell’islam sunnita che fa riferimento anche l’Isis. Il paese accoglie anche una numerosa comunità sciita – inclusi gli alawiti, la corrente religiosa di cui fa parte anche Assad – che ha negli anni accumulato una grande influenza politica. Per gli alawiti – e gli sciiti siriani in generale – una redistribuzione del potere interno potrebbe implicare il rischio di rappresaglie da parte delle altre comunità che sono state penalizzate politicamente negli anni precedenti. La Siria è inoltre popolata dai curdi (un popolo musulmano ma non arabo, i cui componenti sono presenti anche in Turchia, Iran, Iraq), da cristiani e altre minoranze come i drusi. […]

  2. […] Sotto il dominio ottomano (1516-1920), per opera di un importante leader della comunità drusa, il territorio montuoso dell’odierno Libano (noto come «Monte Libano») divenne un principato […]

  3. […] Con la dinastia abbaside si registrò un incremento delle interazioni tra studiosi musulmani e monaci maroniti, soprattutto intorno al Monte Libano, ma nel X secolo si assistette anche a uno sviluppo demografico a vantaggio della comunità sciita. Questa trasformazione derivò principalmente dal maggiore sostegno dei bizantini agli sciiti, dalla conversione di parte della popolazione sunnita e dall’alleanza tra i Tanukh e i Fatimidi ismailiti, provenienti dall’Egitto, da cui si separò la comunità drusa. […]

  4. […] seguaci dell’ex presidente, il  maronita Camille Chamoun, e i movimenti di sinistra, guidati dal druso Kamal Jumblatṭ e dal sunnita Rashid Karami. Si aprì così una grave crisi politico-economica nel […]

  5. […] comunità drusa rappresenta una delle minoranze religiose più caratterizzanti del Levante ed è geograficamente […]

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